martedì 22 dicembre 2009

LOVE STORIES/ Da Titanic a New Moon, come cambia il romanticismo al cinema

Di questi tempi è raro sentir parlare di anime gemelle, soprattutto al cinema. Chi ha amato le love stories degli anni Novanta dirà che il romanticismo è in via di estinzione sui nostri schermi, tanto che un film come Twilight fa scalpore proprio perché offre una dose di romanticismo puro, come vodka non diluita, che dà alla testa a un pubblico (e non solo adolescente) digiuno di storie d’amore con tutti i crismi.

Perché è diventato tanto difficile parlare d’amore senza scadere nel cinismo (La dura verità), nella superficialità (Amore 14) o nel dramma urlato, tra tradimenti e disperazione? Forse perché è andato perso il concetto di anima gemella, che va rispolverato dalla soffitta di un teen drama americano, Dawson’s Creek, nelle parole del protagonista: “Un’anima gemella è colei che ti ispira ad essere una persona migliore. È colei che ti conosce, ti accetta ed è la prima che crede in te, quando nessun altro lo fa”.

I film d’amore proposti oggi dal cinema non parlano di anime gemelle; evitano l’argomento, girandoci intorno come se ne fossero spaventati. E qualcuno preferisce parlare del loro opposto, le anti-anime gemelle, persone che si incontrano ma non sono fatte per stare insieme; è il caso del recente 500 giorni, che in apertura dichiara: “Questa non è una storia d’amore”.

Anche il tenero e italianissimo Dieci Inverni, in fondo, affronta il romanticismo negandolo: i due protagonisti devono compiere i loro percorsi individuali e scoprire con chi non devono stare, prima di comprendere di poter essere felici soltanto insieme.

Il cinema consente di esplorare temi e punti di vista diversi, quindi ben vengano anche le anti-love stories, se sono ben costruite e fanno riflettere; ma viene da chiedersi se questa tendenza non sia indice di una sorta di “distacco emotivo”, una paura nei confronti delle emozioni che spinge a raccontare storie in cui si mette in gioco tutto, tranne il proprio cuore.

È strano, perché in tempi di crisi la gente ha bisogno di sognare e di emozionarsi… invece, pare che il cinema punti da un lato sul divertissement inteso come “distrazione”, dall’altro sulla storia “realistica” che riflette il clima di disillusione, sfiducia e pessimismo, ma che rinuncia a una delle qualità indispensabili della narrativa: la tensione verso l’ideale. Così, il nuovo cinema “romantico” non emoziona più e, soprattutto, non fa più sognare. E da parecchi anni.

Harry ti presento Sally, la crème de la crème delle commedie romantiche, in cui anni di amicizia portavano alla consapevolezza che “quando vuoi passare con una persona il resto della tua vita, vuoi che il resto della tua vita cominci il prima possibile”, risale al 1989. Il drammone romantico per eccellenza, Titanic, in cui l’amore era concentrato in tre intensissimi giorni ma cambiava radicalmente la vita, è datato 1998; James Cameron oggi è tornato ai suoi alieni.

L’impressione è che, soprattutto da quando gli adolescenti hanno reclamato la loro area romantica nella narrativa e al cinema, si sia diffusa l’idea che l’amore con la A maiuscola sia materia per giovani ancora lontani dalle batoste e dalle delusioni della vita adulta, o per donne romantiche che divorano i libri melensi di Nicholas Sparks. Perciò, nessuno si arrischia più a proporre un film che risponda alla tradizionale domanda (per nulla scontata, ma forse percepita come tale), “cosa unisce due persone che stanno insieme?”.

Non certo il caso, la solitudine o la semplice attrazione fisica. C’è posta per te, una delle più belle commedie romantiche degli anni Novanta (1998), ci aveva raccontato che l’amore nasce dalla conoscenza della parte più nascosta dell’anima dell’amato, quella che difficilmente si rivela in pochi, fugaci incontri, ma affiora giorno dopo giorno davanti agli occhi di chi fa attenzione. Se qualcuno ancora si commuove per queste storie, corra a comprare i dvd, perché nei cinema regna il deserto dei Tartari.

Forse ci siamo convinti che l’amore “profondo”, che cresce nella vicinanza, sia fuori moda oppure non faccia spettacolo, perché non offre le facili soluzioni comiche di tanti film made in Italy (e, ultimamente, anche made in Usa), né i risvolti melodrammatici delle tragedie alla Romeo e Giulietta, dove le anime gemelle sono separate da forze indipendenti dalla loro volontà, accrescendo il desiderio.

Nei film più recenti, l’ansia del nuovo porta a cercare la sperimentazione, giocando con la struttura, la regia, i salti temporali; il dubbio è che, tra un esperimento e l’altro, si finisca per proporre un cinema freddo e distaccato, che non riesce a toccare le corde più profonde e a restare impresso nella memoria individuale e collettiva.

E così, non rimane che andare a cercare i vampiri, vissuti per secoli nell’ombra dell’immaginario gotico e horror, e trascinarli alla luce del sole per trasformarli in eroi romantici, che non vedono l’ora di impegnarsi con la persona amata per tutta la vita… anzi, per l’eternità.

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